1994, l’outsider Benetton e l’inizio dell’era Schumacher - Motoremotion.it


Storia

Published on Novembre 13th, 2014 | by Massimo Campi

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1994, l’outsider Benetton e l’inizio dell’era Schumacher

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Sono passati venti anni da quel tragico 1994, quando la tragedia di Ayrton Senna ha cambiato improvvisamente il volto della formula uno, con la conseguenza di sancire il periodo d’oro della Benetton e l’inizio dell’era Schumacher.

La stagione 1994 sembrava dettata da un copione già scritto, tutti avrebbero scommesso su una sicura vittoria del binomio Ayrton Senna – Williams, dopo due anni di purgatorio con una McLaren poco competitiva ed avere subito il quarto titolo mondiale di Alain Prost. Tutti i numeri portavano alla squadra di Frank Williams, la migliore del momento, con il dominio delle ultime due stagioni, il miglior motore, il Renault V10 ed il miglior pilota in circolazione, l’asso brasiliano. Ma sin dai test invernali si era capito che qualcosa si era incrinato nella squadra inglese: l’abolizione delle sospensioni attive aveva destabilizzato tecnicamente alcune squadre, in modo particolare la Williams che era riuscita a sviluppare il sistema molto meglio della concorrenza.

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La FW16, progettata dal duo Patrick Head ed Adrian Newey, era una monoposto estrema con un abitacolo piccolissimo, tanto che Senna non riusciva a sterzare il volante e si trovava troppo scomodo con evidenti problemi di guida enfatizzati da un assetto troppo rigido per non variare le altezze da terra della monoposto.

Durante i test invernali tutti si aspettavano un progresso della Ferrari o della McLaren, ed invece l’outsider Benetton con il giovane Michel Schumacher si fece subito notare impressionando gli addetti ai lavori ed i media.

La nuova monoposto, denominata B194, progettata da Ross Brown, era un’evoluzione della vettura del 1993, della quale manteneva le linee distintive. Muso alto, grosse pance laterali e grandi deviatori di flusso davanti alle ruote anteriori, erano le principali caratteristiche della vettura e come propulsore montava lo il nuovo Zetec-R V8 studiato appositamente dalla Ford. Il V10 Renault di Bernard Dudot aveva una potenza di almeno 30 cv superiore al V8 Ford, ma Schumacher e la B194, impressionarono fin dalla prima gara in Brasile.

Ben presto Ayrton Senna, da ruolo di dominatore pronosticato si ritrovò invece in quello di inseguitore. Ad Interlagos Schumacher con la Benetton, dotata della nuova livrea azzurra dello sponsor tabaccaio nipponico Mild Seven vinse all’esordio mentre il brasiliano, incappò in un mesto ritiro dovuto ad un testacoda mentre si trovava in seconda posizione e lontano dal tedesco. Ad Aida nella gara successiva, un incidente alla partenza mise fine alle ambizioni di Senna, con il futuro Kaiser che andò bissare in scioltezza il successo brasiliano.

Ad Imola la tragedia di Senna ribaltò di colpo le forze in campo. Vinse nuovamente Schumacher e si capì che il futuro numero uno sarebbe stato lui, l’uomo da inseguire, l’uomo da battere.

Damon Hill passa istantaneamente da ruolo di scudiero a quello di caposquadra. Nonostante la tragedia di Senna in Williams reagiscono, evolvono tecnicamente la monoposto ed il team di Didcot riesce a risalire la china.

Damon Hill riesce a concretizzare il potenziale della squadra ed ingaggia un duello all’ultimo respiro con Schumacher, che avrà il suo epilogo nel GP conclusivo ad Adelaide.

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A Monaco, Schumi vince ancora e fa quattro su quattro centri involandosi in graduatoria, ma durante il proseguio della stagione si verificano alcune situazioni tra la Benetton e la FIA che portano a squalifiche, annullamento di punti al tedesco ed alla conseguente risalita in classifica di Damon Hill e della Williams. A Silverstone, durante il giro di ricognizione, Schumacher sorpassa Hill troppo lento ed i commissari espongono immediatamente la bandiera nera, ma il tedesco non si ferma e finisce secondo dietro al pilota inglese. Questo atteggiamento particolarmente ostinato, scatenò le ire dei commissari che gli comminarono una pesante squalifica della durata di due Gran Premi, ma Briatore presentò ricorso e gli venne concesso di correre in Germania per poi scontare la pena a Monza ed all’Estoril. A Spa vince Schumacher, ma in verifica viene trovato il pattino del fondo scocca usurato e parte una nuova squalifica, una chiara ulteriore mossa della FIA per ridare interesse al mondiale favorendo il recupero di Hill.

Tutte queste situazioni portano all’epilogo di Adelaide, il 13 novembre, quando Scumacher ed Hill si giocano il mondiale all’ultima corsa. Il tedesco parte in testa ma Damon Hill riesce a recuperare fino a quando il pilota della Benetton, pressato dall’avversario, sbatte contro le barriere della curva East Terrace mentre Hill arriva alle spalle tentando di passare tra la Benetton ed il cordolo, ma il tedesco con una mossa furba stringe l’avversario ponendo fine alla gara per entrambi.

La vettura di Schumacher si solleva da terra, ricade nella via di fuga e finisce contro un muretto. Il tedesco si ritira, mentre Hill tenta di continuare: raggiunge i box a fatica, ma è costretto al ritiro a causa della rottura del quadrilatero della sospensione anteriore sinistra. L’incidente, al centro di numerose polemiche sulla presunta intenzionalità del pilota tedesco di danneggiare volontariamente il suo rivale, fu giudicato un normale contatto di gara.

La gara la vince Nigel Mansell, che conquistò l’ultima delle sue 31 vittorie in F1, nel suo ultimo gran premio disputato, occasionalmente al volante della Williams in sostituzione di David Coulthard, richiamato da patron Frank per aiutare Damon Hill nella rincorsa al titolo mondiale.

Con il ritiro di entrambi, Michael Schumacher conquista la vittoria del Titolo Mondiale piloti per un solo punto sul rivale inglese; il primo iride per il futuro Kaiser, che negli anni successivi ne conquisterà altri sei riscrivendo tutti i numeri dei record in Formula Uno.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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