Formula 1

Published on Luglio 14th, 2013 | by Bruno Brida

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F1: quelle misure sulla sicurezza che non aumentano la sicurezza

GP di Germania 1994: l'immagine drammatica scattata da un fotografo dell'agenzia Lat dell'incendio scoppiato ai box durante il pit stop della Benetton di Jos Verstappen.

GP di Germania 1994: l’immagine drammatica scattata da un fotografo dell’agenzia Lat dell’incendio avvenuto ai box durante il pit stop della Benetton di Jos Verstappen.

La fretta è una cattiva consigliera per un giornalista. Le news, anche in campo sportivo, si susseguono e si accavallano in modo così frenetico che spesso si pubblicano notizie importanti senza analizzare il contenuto ma fidandosi dell’attendibilità della fonte.

Un esempio? Il comunicato ufficiale della Fia, quindi del massimo organismo automobilistico mondiale, relativo alle misure di sicurezza da adottare in corsia box durante le qualifiche e lo svolgimento dei prossimi Gran Premi di F1, come conseguenza dall’ormai famoso incidente del Nürburgring.

Da molti media queste misure – che avrebbero dovuto comunque entrare in vigore nel 2014 e che il presidente Fia Jean Todt ha voluto introdurre immediatamente – sono state salutate come un passo importante verso la sicurezza. Ma sicurezza di che?

Sul comunicato Fia datato 9 luglio si legge che l’articolo 23.11 del regolamento sportivo F1 è stato così modificato: durante lo svolgimento del Gran Premio,« il personale della squadra è ammesso alla corsia box immediatamente prima dell’intervento su una macchina e deve rientrare al box non appena il lavoro è completo. Tutto il personale del team che interviene in qualsiasi momento su una macchina durante un pit stop in gara deve indossare una protezione della testa».

In un altro punto del comunicato si legge che la stampa accreditata (giornalisti e fotografi), sempre in nome della sicurezza, verrà sistemata dietro il muretto della corsia box. Distante dall’azione vera e propria.

Ma che razza di disposizioni sono? Già da tempo tutto il personale dei team che interviene nei pit stop indossa tuta ignifuga e casco e può occupare la porzione di corsia antistante il box solo per il tempo strettamente necessario. Dove sta la novità che incrementa la sicurezza sul lavoro?

Per quanto riguarda la stampa accreditata, stare dietro il muretto è una protezione contro una ruota impazzita? Nel GP d’Australia del 2001, sette spettatori rimasero feriti proprio a causa di una ruota schizzata in tribuna, che era protetta da una rete. Allora dove sta questo incremento di sicurezza?

L’obiettivo vero, perseguito da tempo anche se mai dichiarato, è allontanare la stampa dal vivo dell’azione, impedirle di vedere e poi di scrivere o di fotografare situazioni scomode, magari solo per gli sponsor.

Fu proprio una fotografia del drammatico incendio della monoposto di Jos Verstappen ai box del GP di Germania del 1994 a porre la questione della pericolosità dei rifornimenti in corsa, almeno per come erano concepiti in Formula 1. Altre immagini hanno rivelato pasticci combinati ai box, come la ruota “persa” dai meccanici Ferrari durante un pit-stop di Eddie Irvine al GP di Germania del ’99. Oppure “anomalie” tecniche, come gli alettoni anteriori flessibili di Red Bull e Ferrari.

Neppure nei conflitti bellici (tranne che nel caso dell’operazione Desert Storm) la stampa è stata confinata dietro a un … muretto. Ma evidentemente un Gran Premio è ben più pericoloso di una battaglia. Ma allora è pericoloso anche per i meccanici. O i meccanici sono lavoratori di serie C oppure la Fia considera la stampa internazionale formata da ragazzini incoscienti da tutelare.

Eppure, per ottenere il pass di servizio il fotografo/giornalista firma una liberatoria che solleva, tra gli altri, Fia, Fom da ogni forma di danno patito nel corso dell’evento.

Il drammatico e per fortuna incruento volo dell'Audi di Allan McNish durante la 24 Ore di Le Mans del 2011.

Il drammatico e per fortuna incruento volo dell’Audi di Allan McNish durante la 24 Ore di Le Mans del 2011.

Da notare, a questo proposito, che dopo l’incidente di McNish del 2011, in cui alcuni fotografi corsero un serio pericolo, gli organizzatori della 24 Ore di Le Mans hanno imposto alla stampa accreditata un codice comportamentale in pista e a quella ammessa ai box e alla pit line tuta ignifuga e casco. A tutti, un’assicurazione che copra le eventuali spese mediche. Non hanno certo allontanato giornalisti e fotografi da quello che è anche il loro luogo di lavoro, interno dei box compreso.

E allora, cosa può esserci dietro la decisione di confinare i giornalisti/fotografi dietro un muretto? Probabilmente un vecchio progetto del solito Bernie Ecclestone. Quello di arrivare a far pagare i pass stampa, esattamente come accade per i pass tv. Magari con un preziario: più paghi, più sei vicino all’azione, più hai diritto a informazioni di prima mano.

Un po’ come a teatro: balconata, seconda fila, prima fila. Perché la Formula 1 è ormai una commedia recitata dai soliti noti, dove la trama è sempre la stessa, così come l’impresario che cerca di incassare il più possibile. Se è così, è giusto far pagare il biglietto anche a stampa e amici. Ma, per favore, lasciate stare la sicurezza!

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About the Author

Laureato in ingegneria. Giornalista da oltre 40 anni nel settore motoristico, produzione e sportivo. Consulente della comunicazione. Esperienze: redattore di Quattroruote, caporedattore di Autoruore 4x4, caporedattore centrale della Gazzetta di Crema e della Gazzetta di Monza, direttore di Paddock.



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