Denny Hulme, un campione senza clamori - Motoremotion.it

Storia

Published on Luglio 14th, 2013 | by Massimo Campi

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Denny Hulme, un campione senza clamori

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 Ha vinto il titolo mondiale del 1967 contro il suo “padrone” Jack Brabham

    

Nella storia della F.1 ci sono campioni che hanno destato clamori e sono diventati autentici miti, ma ci sono anche persone semplici, all’apparenza normali, che non hanno mai richiamato i grandi titoli dei giornali, ma hanno fatto della velocità in pista e della concretezza in gara il loro punto di forza. È il caso di Denny Clive Hulme, venuto dalla Nuova Zelanda, modi bruschi, poco amante dei media che ha vinto il titolo mondiale del 1967.

Nato nel 1936, così come il suo altrettanto famoso connazionale Bruce McLaren, è un uomo riservato, dal carattere forte che viene dalla gavetta dei motori.

Suo padre Clive tenutario di una piantagione di tabacco si era guadagnato l’ambita Victoria Cross, per aver combattuto nella sanguinosa battaglia di Creta del 1941, dove le forze alleate erano contrapposte alle temibili armate di Hitler.

Danny da giovane manifesta la passione per la meccanica, rifiuta l’impiego nell’attività famigliare e va  andando a lavorare come meccanico in un’officina locale. Con i soldi guadagnati, riuscirà ad acquistare una MG TF con la quale disputerà le sue prime corse in salita. Si mette subito in luce ed acquista una Cooper Climax, e grazie ai risultati ottenuti con quest’ultima viene scelto come rappresentante della Nuova Zelanda per alcune gare in Europa. Giunto in Europa si deve anche mantenere e diventa un dipendente dell’officina di Jack Brabham a Chessington dove si preparano auto da corsa. Ben presto acquisisce dimestichezza con il mondo delle corse europee ed inizia della carriera di pilota professionista, sia con le vetture turismo che con le monoposto.

La prima partecipazione in una gara di livello, fu a Le Mans nel 1961 con la Abarth e successivamente avvenne anche il debutto in F2, con una monoposto del team di Ken Tyrrell, ma tra i due non scocca la scintilla, il boscaiolo ritiene Hulme un semplice mestierante e non un pilota da alto livello. Ma Danny ha il piede pesante e le sue impressionanti prestazioni indussero proprio Jack Brabham a schierarlo come pilota titolare nel suo team di Formula 2. Subito arrivano vittorie e titolo Europeo con il campionato dominato dalla doppietta Hulme – Brabham.  Il debutto in Formula 1 avvenne nel 1965, proprio alla guida di una Brabham Climax arrivando ottavo al debutto sul circuito di Montecarlo. Già alla sua seconda gara in Francia, Hulme sfiora il terzo gradino del podio giungendo in quarta posizione, mentre concluderà poi la stagione all’undicesimo posto in graduatoria forte ancora di una quinta piazza in Olanda. Nonostante non abbia disputato tutte le gare in calendario, viene confermato per la stagione successiva, il 1966 a fianco di Jack Brabham come pilota ufficiale della scuderia australiana.

Il 1966 è l’anno della Brabham e di “Sir Jack” che conquista il suo terzo titolo mondiale con la sua vettura. Complice il motore Repco di tre litri, il miglior motore della stagione con il nuovo regolamento di tre litri di cilindrata. Hulme giungerà quarto alla fine della stagione con 18 punti e tre terzi posti come migliori piazzamenti. Il 1967 è l’anno di Hulme, un anno dominato nuovamente dalla Brabham e dalla lotta interna tra i due piloti, entrambi forti di carattere. Il primo successo in carriera, avviene a Montecarlo, nel giorno del tragico incidente a Lorenzo Bandini. Hulme è un pilota maturo e concreto, gran passista che bada sempre al risultato finale e non al record sul giro, con una grande visione tattica della gara. La sua volontà di vincere il Mondiale è feroce, e lo stesso Brabham se ne accorgerà in occasione del GP di Germania 67, disputato sul difficile tracciato del Nurburgring. In questa gara Hulme distanzierà il suo compagno di colori nonché datore di lavoro, di ben 38 secondi sul traguardo, nonostante il favore della squadra sia ovviamente tutto per Black Jack. Brabham non gradisce l’atteggiamento del suo pilota, e questo sarà uno degli aspetti che lo faranno appiedare Hulme alla fine della stagione. Nonostante e lotte interne al team, e la crescente competitività di Jim Clark e della sua Lotus 49, Hulme vince il titolo forte di molti piazzamenti a podio e nei punti, denotando una grande solidità mentale durante tutte le fasi di gara. Al termine del campionato, Denny si aggiudica l’alloro iridato con soli cinque punti di vantaggio sul suo caposquadra, e questo come era logico aspettarsi gli costò il posto.Nel 1968 Hulme si accasa al team del suo connazionale Bruce McLaren con cui, vince sui circuiti di Monza e Mont-Tremblant, rimanendo in lizza per il titolo fino all’ultima gara in Messico e concludendo al terzo posto nella classifica generale. L’anno successivo Denny è quasi sempre tra i più veloci ma una lunga serie di guasti meccanici lo priva spesso del podio: solo all’ultimo appuntamento otterrà la vittoria a Città del Messico. Il 1970 inizia bene per il neozelandese che arriva secondo al gran premio del Sud Africa, primo appuntamento stagionale. Tuttavia pochi mesi più tardi il suo compagno di team e titolare Bruce McLaren, perde la vita in un incidente in prova a Goodwood mentre provava  una vettura per la Can Am. La serie americana dedicata alle vetture sport e prototipo, sarà appunto un altro dei terreni di caccia preferiti da Hulme, che vi si cimenterà negli anni che vanno dal 1966 al 1972. Qui, dopo un primo anno difficile e un secondo di miglioramenti grazie al posto ottenuto nel team McLaren, il pilota neozelandese conquistò il titolo nel 1968 e nel 1970. Nel 1971 e nel 1972 fu invece sempre secondo, battuto da Peter Revson il primo anno e da George Follmer (Porsche) quello successivo.hulme4

La McLaren rimasta orfana del suo fondatore, troverà in Hulme l’uomo che la traghetterà fino all’epoca vittoriosa di Emerson Fittipaldi. Nel 1974, Hulme vince il suo ultimo Gran Premio a bordo della McLaren M23 destinata a fine stagione a divenire la vettura iridata nelle mani di Fittipaldi. Purtroppo nello stesso anno avviene l’episodio che fa decidere a Hulme di farla finita con la F1, si tratta dell’incidente mortale di cui rimase vittima il suo giovane compagno di colori, l’americano Peter Revson, durante una sessione di test sul circuito sud africano di Kyalami. Denny mai troppo tenero verso nessun accadimento drammatico, questa volta disse basta e si rifugiò nella quiete della sua casa con il laghetto in Nuova Zelanda insieme alla moglie.

Così con il ritiro avvenuto al Glen nel 74, si chiuse la prima carriera agonistica dell’Orso Neozelandese, ma Hulme continuò a correre nelle gare Turismo specialmente in Australia, ma anche per una stagione in Europa nel 1986. Hulme, si cimentò anche in vari Rally Raid, quasi a voler ricordare che non aveva disimparato a guidare tutto di traverso su fondi stradali non asfaltati, come quando da ragazzo tentava di fare della professione di pilota il suo futuro. Fuori dalle corse nella sua casa Te Puke, aveva sviluppato l’amore per la natura e per il bricolage, senza però mai dimenticare la passione per i motori culminata in particolari restauri di auto d’epoca.

Hulme era stato soprannominato “l’orso” per via del suo carattere taciturno e con il passare degli anni e la chioma bianca il soprannome si era tramutato in “orso bianco”. Però, dispetto dell’aspetto da pensionato, se ne andò come i leggendari “cavalieri del rischio” con il volante in mano di una vettura da corsa. Il tutto avvenne quasi senza preavviso durante una gara turismo della serie australiana nel 1992, quando a soli 56 anni fu stroncato da un infarto mentre stava facendo ciò per cui aveva sempre vissuto. Era il 4 ottobre mentre stava correndo sul circuito di Bathrust.

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Anche in quell’occasione Denis Clive Hulme dimostrò la sua grande freddezza: nonostante il malore riuscì ad avvertire il box e parcheggiare la macchina a bordo pista prima di perdere definitivamente conoscenza. Hulme riposa oggi nel cimitero di Dudley nei pressi di Te Puke in Nuova Zelanda a fianco del figlio Martin, scomparso tragicamente alcuni anni prima nel laghetto antistante la loro casa.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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