Published on Giugno 24th, 2013 | by Bruno Brida
0Caso Mercedes-Pirelli: la Red Bull pronta alla rivolta contro la Fia
«Siete state dei discoli. Non fatelo più»: questo in sintesi il succo della sentenza emessa dalla Fia nei confronti di Mercedes e Pirelli per il famoso test di gomme organizzato dalla Casa italiana a Barcellona, nei giorni seguenti il GP di Spagna.
«L’onore della Mercedes è salvo», questo il commento di Ross Brawn, che inizialmente si era addossato la responsabilità per conto del team tedesco, per poi scaricarla sulla coimputata Pirelli («doveva essere lei a controllare la regolarità dello svolgimento del test, in qualità di organizzatrice dell’evento») e cercare di coinvolgere la Ferrari («d’accordo, lei aveva svolto dei test analoghi con una vettura del 2011, che non è poi tanto diversa da quella del 2013»).
Alla fine, tutti assolti e la Fia, come fosse un educatore di ragazzi, dichiara che «da questo caso bisogna trarre insegnamento e lavorare assieme alle squadre per rafforzare il controllo nell’organizzazione delle prove». Tutto qui.
Nel mondo della Formula 1, evidentemente, il regolamento sportivo è di libera interpretazione, come quello tecnico, che viene piegato alle furbate di turno. Non è un caso che da anni non venga trovata una irregolarità tecnica (a parte piccole infrazioni alle misure di alettoni) su una monoposto di F1, caso unico nel mondo delle competizioni motoristiche.
Interrogata sul ruolo dei commissari tecnici nei Gran Premi e che cosa verifichino, la Fia ha risposto che volutamente il loro lavoro è riservato «perché troppo delicato». Ma siamo matti? I loro controlli dovrebbero avvenire alla luce del sole proprio per fugare ogni sospetto di combine! Chi controlla, ad esempio, la regolarità di un motore? Nessuno. Ogni squadra consegna alla Fia un propulsore campione ad inizio stagione e … basta! Ci si fida sulla parola.
Questa volta, però, qualcosa si sta muovendo. «Tanto cosa può accadere, dopo il precedente della Mercedes? Una reprimenda da parte della Fia». Sai che paura!