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Storia

Published on Febbraio 15th, 2019 | by Massimo Campi

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Graham Hill, campione totale

E’ l’unico pilota nella storia a conquistare l’ambito tris: Campione Mondiale F.1, 24 ore di Le Mans e 500 Miglia di Indianapolis

Graham Hill è stato uno dei più grandi campioni inglesi, meno considerato di tanti altri, ma con un palmares da fare invidia. L’asso inglese non è mai stato un pilota grintoso, magari con una guida sopraffina come Clark, ma un pilota concreto, che ha sempre badato al sodo, al risultato finale.

Il suo primo titolo mondiale lo vince nel 1962 con la BRM al volante della P57, ma nelle stagioni successive deve inginocchiarsi a campioni del calibro di Jim Clark, Jack Brabham, John Surtees, per poi ritornare alla ribalta nel 1968 con la Lotus.

I due titoli mondiali

Nato il 15 febbraio 1929 ad Hampstead, un sobborgo di Londra, appassionato di corse e motori entra in Lotus come meccanico. Inizia la sua carriera di pilota con le vetture di Colin Chapman, ma poi corre per sette anni alla BRM e torna alla Lotus nel 1967 al fianco di Jim Clark.

Dopo il primo titolo mondiale del 1962, ritorna campione del mondo nel 1968, alla guida della Lotus 49. Jim Clark muore ad inizio stagione sul tracciato di Hockenheim, tocca a Graham Hill, suo scudiero, prendere in mano le redini della squadra e concretizzare le potenzialità della monoposto britannica e del DFV Cosworth. La grande esperienza del pilota britannico ha la meglio su tutti gli avversari ed a fine anno conquista nuovamente l’ambito titolo.

La vittoria ad Indy

Nel 1966 ben 225.000 spettatori accalcano le tribune di Indianapolis, la vittoria di Clark della precedente edizione ha richiamato tantissimo pubblico che accorre sugli spalti per vedere se l’asso scozzese riesce a ripetere l’impresa. Graham Hill è attirato dalla corsa americana e dai premi in denaro, si iscrive al volante di una Lola-Ford.

La corsa è molto movimentata nelle posizioni di testa, i protagonisti sono tutti piloti inglesi, oltre a Hill ci sono Clark e Stewarth anche lui al volante di una vettura realizzata da Eric Broadley. Stewarth, a lungo terzo, ha dei problemi al suo motore e scende in sesta posizione, ma per la vittoria si verifica un episodio curioso: sia Hill che Clark si credono vincitori allo scadere dei 200 giri ed entrambi entrano nella Victory Lane per ritirare il Borg Warner Trophy. In realtà la vittoria è di Graham Hill, il team Lotus aveva commesso un errore nel conteggio dei giri e Colin Chapman ritirò immediatamente il reclamo lasciando alla Lola T90 la prima vittoria ad Indianapolis.

Dopo la vittoria nel catino dell’Indiana la carriera di Graham Hill continua con altri successi, in 17 anni disputa 176 G.P., il record di presenze fino ad allora, vincendone 14. E’ suo il primato di vittorie a Montecarlo, cinque in totale, uguagliato da Senna negli anni 90. Il pilota inglese è stato uno dei principali attori del circus della F.1 negli anni ’60, e spesso viene ricordato, oltre che per i suoi famosi baffi anche per il humor tipicamente inglese. Eclettico, era facile incontrarlo nei box con la moglie Bette che gli teneva i tempi, o a qualche party tra piloti, soprattutto dove c’era da divertirsi. Nel 1964, dopo l’incidente tra la sua vettura e la Ferrari di Lorenzo Bandini nel G.P. del Messico, che consentì a Surtees di vincere il mondiale, facendolo perdere a Hill, regalò per natale all’italiano un corso di guida, con un biglietto di prendere almeno la patente per corrispondenza, un gesto spiritoso e simpatico che dimostra la signorilità e la goliardia nell’ambiente di allora delle corse, ben diverso dell’attuale fatto di reclami e spie.

La vittoria a Le Mans

Graham Hill è stato anche l’unico pilota ad aver vinto, oltre Indianapolis e l’alloro mondiale, anche la 24 Ore di Le Mans, nel 1972 in coppia con Henry Pescarolo alla guida della Matra MS670. Quell’anno Lagardere, il patron della Matra, chiamò l’inglese a far coppia con Henry Pescarolo. Per tutti era solo un pilota a fine carriera, demotivato, che correva solo per soldi, ed invece, ancora una volta, la grande professionalità di Graham Hill ha avuto la meglio.

Per vincere nella maratona francese servono grandi doti, motivazione, rispetto per la meccanica e la coppia Hill-Pescarolo conquistano l’ambito trofeo sbaragliando tutti i pronostici che li davano solo per comprimari. Per ora Graham Hill è stato l’unico a riuscire in questa impresa, e nessuno sembra in grado di eguagliare questo primato in un’era dove i piloti sono sempre più specializzati nelle varie categorie.

Il Team Hill

Dopo l’avventura con il Team Gold Leaf Lotus, passò al team privato di Rob Walker, sempre con la Lotus. Nel 1971 e ’72 corse con il Team Brabham per poi gareggiare con un proprio team e le vetture Lola. Nella stagione 1975 fece debuttare una vettura di sua costruzione (denominata GH1), anche se derivata da il modello Lola T370 al Gran Premio del Sud Africa con Rolf Stommelen. Nel successivo Gran Premio di Spagna corsero François Migault e Rolf Stommelen. Proprio quando il pilota tedesco era in testa la perdita dell’alettone provocò la sua uscita di pista con l’uccisione di quattro spettatori. Nel Gran Premio di Monaco Graham Hill tenterà di qualificarsi ma senza fortuna.

Sostituito Stommelen con Tony Brise la scuderia riuscì ad ottenere i suoi primi punti al Gran Premio di Svezia con Brise, sesto. L’incidente aereo in cui perirà Graham Hill, assieme a Tom Brise, il 29 novembre del 1975 mentre stavano rientrando da una sessione di test al Castellet, determinerà la chiusura della scuderia. Hill stesso era alla guida del suo aereo, un Piper Aztec, a causa della nebbia andò ad urtare durante l’atterraggio contro un albero sulla pista di Elstree. Oltre ai due piloti morirono il progettista Andy Smallman ed alcuni tecnici e meccanici.

illustrazione © Carlo Baffi – immagini © Raul Zacchè/Actualfoto – Massimo Campi – Ford Press

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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